poesia come sogno fatto all’ombra della ragione


martedì 11 maggio 2010

"Le ero affezionato, piccola borghese abitudinaria e amante delle comodità, capitalista in poltrona, ma anche anarchica che detestava i comandi, angelo cleptomane, musetto serio anche quando giocava, fabbrica di fusa, donnina di casa paffuta e piccoletta, silenziosa damina baffuta, pace e dolcezza davanti al fuoco, di colpo così distante e dignitosa, leggendaria.
Timie con cui potevo senza inconvenienti essere tenero e assurdo e adolescente, mia spumosa Timie, testa d'improvviso più piccina quando le girava di far la sentimentale, occhi socchiusi di tenera complicità, occhi estasiati perchè le dicevo per la centesima volta com'era carina, Timie arruffata che fantastica al sole, tende il suo nasino al sole, trova bella la vita, la semplice vita sotto il sole, i suoi cari occhi vuoti. Timie così assorta quando, di colpo ispirata, faceva toletta al sole e si leccava la coscetta di dietro alzata con gesto da suonatore di contrabbasso, d'un tratto arrestandosi per guardarmi con interesse attonito, cercando di capire, oppure per riflettere, distratta, piccolo pensatore infrollito dal sole a picco."

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