poesia come sogno fatto all’ombra della ragione


domenica 30 maggio 2010

Chopin Prelude Op.28 No.15 (Horowitz)

Siti/blog di alcuni politici

Diamo una veloce occhiata ai siti di politici italiani e francesi.
Nel sito del Presidente dell'Emilia-Romagna, sono posti in primo piano la foto di Errani, il logo della coalizione e lo slogan della recente campagna elettorale. Nella barra di menù troviamo tutte le sezioni utili per una navigazione facile ed immediata: home, programma, biografia, link utili, press kit, calendario eventi, scrivimi, la coalizione, cerca nel sito. A sinistra troviamo un resoconto giorno per giorno delle attività, incontri, pensieri, discorsi di Errani. Questa sezione purtroppo è ferma  al 30 marzo 2010, ma ogni post è corredato dalla funzione "condivi/salva". A destra invece troviamo lo spazio multimediale, partendo dall'alto: il video della campagna elettorale, le domande e le speranze per migliorare ancora di più questa regione, la web tv con archivio di tutti i video e audio, il track di Ligabue "Niente paura" (canzone-slogan della recente campagna elettorale), il link per diventare fan di Vasco Errani su Facebook, le foto. Poi ci sono una serie di nuvolette su cosa dicono gli altri, su come sostenere Errani, come si vota e i link al sito dell'Emilia-Romagna e al sito della campagna elettorale. Infine c'è il calendario con i prossimi eventi. 

Si tratta di un sito semplice ma non certo banale, viene dato risalto alla possibilità di condivisione e di impegnarsi personalmente, servirebbe però un aggiornamento degli ultimi eventi post campagna elettorale.

Il sito del Governatore del Piemonte è caratterizzato dal verde, simbolo della sua appartenza politica. Anche qui la foto e il nome sono messi bene in evidenza, un po' meno invece la barra di menù, è piccola e condensa tutto: home, presentazione con biografia e cosa dicono di lui, calendario degli eventi, articoli, multimedia, programma, cerca nel sito. Il sito presenta una struttura tripartitica. A sinistra e dall'alto verso il basso troviamo: il programma in pochi punti, il calendario degli eventi, la canzone di Cota (si può anche scaricare), il link a Facebook e alla possibilità di scrivere una mail. Al centro ci sono i post, aggiornati, di tutto ciò che fa il Presidente del Piemonte. Sopra i post c'è invece una fastidiosa slideshow che scorre velocissima sia in senso orario sia antiorario, si riesce a rallentarla solo posizionando il cursore sopra. A destra c'è l'archivio video e foto, gli argomenti in evidenza, la newsletter e la finestra con i tag. In basso ci sono i link "Roberto sul web", "contatti" e "promuovi". 

Questo è un sito più articolato rispetto a quello di Errani, più aggiornato, a volte ripetitivo perchè alcune sezioni o link ricorrono più volte in posti diversi, con il rischio di creare confusione, soprattutto in un lettore poco esperto di navigazione sul web. L'aspetto multimediale e interattivo è sviluppato discretamente da entrambi i siti, ma in quello di Cota la slideshow rapida, posta così in primo piano, è davvero irritante a livello visivo, disturba e  fa venire il mal di testa.

Passiamo ora al blog e al sito di due esponenti del Parti Socialiste (PS).
Harlem Désir è un deputato europeo e segretario nazionale del PS. Il suo è un blog ma che assomiglia molto a un sito! Désir ha scelto di posizionare a sinistra i post che riguardano le sue attività, i suoi discorsi. Nella parte centrale c'è un quadrato rosso (colore simbolo di questo partito) che si suddivide in 4 sezioni, da sinistra in senso orario troviamo: una slideshow, che scorre a una velocità adeguata; il pugno che regge un garofano (logo del partito); l'opzione degli RSS e di ricerca sul sito; 4 link disposti a cascata (Me connaitre, dans les médias, mes amis et soutiens, contact). Sotto a questo quadrato c'è l'agenda di Désir, il suo programma come deputato europeo, i tag. Scendendo ancora troviamo una rubrica, molto orginale: "coups de coer, coups de colère", ovvero ciò che sta a cuore e ciò che fa arrabbiare il segretario del PS. Chiudono la sezione centrale la nuvoletta che differenzia per categorie tutto ciò che viene pubblicato e l'archivio dei post, suddiviso per mesi. A destra c'è la parte multimediale del blog: entrare nella community per restare sempre informati, il link per diventare fan su Facebook e quello per Twitter, una slidehow e archivio di tutte le foto, infine tutti i link ai siti che maggiornamente interessano Harlem Désir. 

Per essere un blog è un Signor Blog! Chiaro, conciso, aggiornato, multimediale, interattivo, partecipe e partecipativo. Basta pensare al titolo del blog: "L'espace d'échanges de Harlem Désir".

Questo è il sito del portavoce del PS. Come negli altri siti, in primo piano c'è la foto e sotto la barra di menù molto semplice e schematica: home page, biografia, contatti, RSS, a destra c'è la possibilità di abbonarsi alla newsletter. Anche questo sito ha una struttura divisa in 3 parti, più spazio è dato alla colonna di sinistra. Qui troviamo i post, poco aggiornati (l'ultimo è del 13 aprile) ma con possibilità di commento. Nella sezione centrale c'è l'agenda di Hamon, gli ultimi video caricati, i commenti più recenti, i link del portavoce, l'organizzazione del Parti Socialiste. La parte di destra è dedicata alla multimedialità. Si parte con lo slogan del partito: "Changeons ensemble le Parti Socialiste. Adhérez!" (Cambiamo insieme il Partito Socialista. Aderite!), seguito dalla galleria di foto su Flickr, dall'opportunità di fare qualcosa per il partito in soli 3 minuti, dai link ai social network e altre forme di condivisione online. Chiudono questa sezione l'archivio di quanto pubblicato e le categorie.

Si tratta di un buon sito, non troppo appariscente ma con una struttura che mette in luce tutto, senza sminuire o trascurare alcuna sezione. Certo, non è il blog super (da leggere alla francese!) di Harlem Désir, è il sito del portavoce del Partito Socialista. Il suo compito è fare propaganda informando, fornendo notizie precise e stando al passo con le nuove tecnologie.

sabato 29 maggio 2010

"Nulla di più dolce 

della libertà,

ma per essere libertà

deve essere

uguale

per tutti."

venerdì 28 maggio 2010

Settima lezione 28/05/2010

Come annunciato la scorsa lezione, oggi si è parlato di comunicazione politica, ovvero di quel modello di comunicazione che interagisce con il giornalismo tradizionale e mira alla creazione del consenso. Quest'ultimo si configura come uno spartiacque tra la comunicazione di prodotto e la comunicazione istituzionale. In sostanza, la comunicazione politica è la ricerca del consenso, o meglio la ricerca di un risultato che è il consenso. Questo campo è una buona opportunità professionale, si possono effettuare analisi, sondaggi, monitoraggi, utilizzare l'interattività. La comunicazione politica mira a realizzare la soddisfazione del ricevente che delega all'emittente il compito di rappresentarlo, servendosi del mandato elettorale.
La comunicazione di prodotto è prevalentemente emozionale, mentre quella politica ha bisogno di molti intermediari perchè il suo unico scopo non è vendere un prodotto. Per fare una buona comunicazione politica si deve evitare lo slogan d'effetto, è necessario saper scrivere, parlare, essere costantemente informati e capacità di persuasione. Queste sono le caratteristiche di un leader, ma non tutti i leader hanno queste competenze.
In ogni caso i canoni di comunicazione sono uguali per qualsiasi partito politico, questo non vuol dire che i politici siano tutti uguali. Il tappeto iniziale è uguale per tutti, serve il cosiddetto fiuto politico, cioè una delle forme di interpretazione delle logiche del consenso.
Il mondo della politica si interseca con il mondo del giornalismo e entrambi sono convinti di controllare l'altro mondo.
Il prof Alfonso ci ha fatto una breve carrellata sul tipo di comunicazione di alcuni politici stranieri:
- Obama: ha vinto e non è una cosa banale! In comunicazione vincere è decisamente molto più importante che perdere, cosa che non è fondamentale se si parla di un prodotto. Obama è un discreto comunicatore, non parla benissimo ed è abbastanza ripetitivo nei modi di fare. Ha però tutt'attorno un sistema di comunicazione che prima di lui ha seguito Bush junior, Clinton, Bush senior. Se la comunicazione politica funziona bene, allora si otterranno i risultati, è sufficiente ricordare la sfida radiofonica tra Kennedy e Nixon (1962) che fece vincere a sorpresa Kennedy.
- Charles de Gaulle: è stato il più abile comunicatore europeo, fu bravissimo ad usare la televisione. Non a caso era un militare e le forze armate sono in grado di fare comunicazione alla perfezione.
Se poi si pensa al passato, basta ricordare la straordinaria capacità della Grecia classica di coinvolgere e gestire il potere nell'agorà.
Per essere eletti in politica, bisogna essere dei leader e per essere leader bisogna essere innovativi. Serve quindi un'organizzazione. Negli USA l'organizzazione è più complessa ma lineare: ci sono una serie di opportunità per sostenere il proprio candidato. In Italia non è così. C'è bisogno di persone che sappiano mobilitare altre persone, fare propaganda porta a porta, andare a guardare cosa fanno gli avversari, chiedere denaro. Tutte queste attività ineriscono alla comunicazione politica, dove al centro di tutto c'è la parola.
In questo contesto le nuove tecnologie giocano un ruolo fondamentale. Infatti Obama non è stato il primo a vincere grazie al web, ma è stato proprio Bush nel 2000 e 2004. Conta più l'organizzazione e non l'icona del leader. I famosi consulenti, spin-doctors, sono sempre quelli, sono quelli più bravi che sono rimasti anche quando il governo è cambiato.
Chi fa dunque quest'attività? Sono consiglieri, comunicatori, attivisti, analisti, tecnici, informatici/spie.
E cosa si deve fare per vincere in politica? Demolire l'avversario, studiandolo attentamente e servendosi di informazioni e magari conoscendo un po' la storia si possono trarre validi spunti. Inoltre bisogna sempre considerare il confine tra lecito e illecito, non si deve mai andare oltre la legge, se no si rischia l'effetto boomerang, soprattutto in un paese come gli USA perchè è un paese protestante e dà molta importanza all'etica.
Qualche esempio di informazione scomoda e forte:
- www.drudgereport.com
La home page sentenzia: "Hai tappato il buco, ciccio?" ("Did you plug the hole yet, daddy?") riferendosi al disastro ambientale in Louisiana. Questo fu il blog che tirò fuori per primo la notizia della liaison tra Clinton e la Lewinsky. Da allora è cambiato molto ma la filosofia è sempre la stessa: essere fuori dagli schemi ma sempre basandosi su prove sicure e certe.
- www.huffingtonpost.com
La signora Huffington si è sposata "bene" e ha usato queste relazioni per fare informazioni. Il livello dell'informazione è medio. Salta subito all'occhio un breve titolo: "Cosa conta? Che le guerre siano finanziate o che i lavoratori non lo siano?" La frase si riferisce alla notizia che il Senato ha approvato il finanziamento alla guerra in Afghanistan e Obama ha tolto i cobra dal progetto di legge. Questo sito è costruito su contributi originali, c'è una serie di blogger e comunicatori pagati a commento e con una certa visibilità e notorietà.
In questi siti, molto battaglieri, si mette in gioco la politica. Obama ha vinto perchè ha saputo gestire bene l'aspetto comunicativo: è stato affiancato da una squadra composta da ottimi giornalisti, comunicatori e informatici. Ha assunto l'ex manager di Google, assistito da ben 160 persone, solo per la comunicazione del Presidente. Poi ci sono i web watchers che, insieme ad altri esperti, sono riusciti a fotografare e capire la società attuale, portando nuover persone al voto, oltre a varie classi sociali e etnie diverse. Dopo l'elezione Obama è stato bravo a riproporre lo stesso coinvolgimento. L'Italia in confronto è un paese preistorico. Eppure le tecnologie oggi sono uguali per tutti. In Italia mancano però quelle figure professionali, così diffuse negli USA.
In Europa, Sarkozy ha drogato la sua comunicazione politica, incentrando tutta la comunicazione sul culto della sua figura/personaggio. Cameron prima di essere eletto ha detto che non si sarebbe mai alleato con nessuno, poi, una volta eletto, con la scusa di superare la situazione difficile ha cercato subito un appoggio. La Merkel invece ha deciso di non comunicare perchè c'è un profondo digital divide: l'ex Germania est è ancora molto indietro rispetto all'ex Germania ovest.
Passiamo alla situazione politica italiana.
Facciamo qualche premessa: la comunicazione politica è necessariamente vincente solo quando è coltivata; il consenso è difficile e impossibile da mantenere sempre alto. Ecco perchè Berlusconi ha adottato la prassi di citare costantemente i sondaggi che parlano del suo consenso. Perdere punti a livello di consenso è normale, è successo a tutti quelli che hanno avuto il potere, indipendentemente dai partiti.
Inoltre c'è una dipendenza storica della comunicazione alla politica, soprattutto perchè in Italia non esistono veri editori, solo azionatari (gruppo Repubblica-Espresso, RCS, gruppo Caltagirone), stessa cosa per la televisione (Telecom, famiglia Berlusconi, De Benedetti). Ma questa dipendenza non è solo una peculiarità italiana: in Francia Sarkozy ha già fatto licenziare, vantandosi, ben 15 giornalisti.
L'errore del centro-sinistra è stato, ed è, quello di insultare Berlusconi senza studiarlo, innescando così un meccanismo di processo continuo che crea il vittimismo, sapientemente diffuso con i mezzi di comunicazione di Berlusconi.
Perchè a livello tecnico la comunicazione politica del centro-destra è stata migliore di quella del centro-sinistra? Perchè è più emotiva, ha un mandato identitario, è positiva a priori, è stratificata ma soprattutto è codificabile. Se si utilizzano parole chiave, codici di linguaggio che sono sempre gli stessi, alla fine ci si convince che quella è una realtà che fa parte della propria vita. Ad esempio: la parola Italia è stata poi associata al nome del partito Forza Italia, stessa cosa per libertà --> Popolo delle libertà. Anche la Lega Nord utilizza questo meccanismo ed è per questo che vince: usa la parola federalismo, in realtà tutti i partiti sono federalisti, persino l'Italia è federalista, infatti ci sono le regioni. La Lega ha caricato quella parola di un messaggio chiaro ed è stata identificata con una bandiera politica.
Il messaggio deve essere posizionato durante tutto il giorno. Il linguaggio non deve essere semplice, deve essere CHIARO, emozionale.
Ad esempio, la manovra economica: Berlusconi non è in grado di affrontare i problemi, è un imprenditore, non vuole mettere la faccia per non prendere responsabilità. Dopo l'incontro con Confindustria, Berlusconi si è tolto la giacca del presidente operaio per mettere quella del politico.
Ecco perchè ultimamente, oltre al fenomeno del calo dell'affluenza del voto, la gente preferisce rifugiarsi nelle liste civiche o in forze politiche che hanno una certa crudezza in politica. Da una parte, infatti, c'è la comunicazione autoreferenziale e calata dall'alto del centro-sinistra, dall'altra la comunicazione suadente e vuole mettersi al fianco di tutti i tipi di persone del centro-destra. Poi, ovviamente e per fortuna, entrano in gioco le variabili: leggi, situazioni di crisi, eventi fortuiti, ...
In ogni caso in Italia mancano quelle figure professionali che sanno fare comunicazione per il leader:
- portavoce
Negli USA ci sono una dozzina di portavoce, estremamente preparati, sanno dove sono seduti i giornalisti e i loro nomi, è un espediente facile ma d'effetto. Il giornalista è il medium che porta la parola del leader al cittadino, quindi si deve portare rispetto.
I portavoce portano appunto in modo referenziale il messaggio del leader, di una realtà, di un ente; hanno la delega a rappresentare. Il portavoce è un elemento di filtro, permette di accennare e avvicinare la questione, per poi ritrattare se necessario. Capezzone è il portavoce del Pdl, non è bravissimo ma se la cava; Orlando (PD) è abbastanza assente perchè sovrastato dalle parole dei suoi colleghi; Udc e Idv hanno come portavoce i rispettivi segretari Casini e Di Pietro; la Lega Nord, causa impossibilità fisica del leader, si serve dei suoi maggiori rappresentanti che si limitano a ripetere sempre gli stessi messaggi.
- spin-doctor
Sono consiglieri strategici, indicano come muoversi nelle ore a seguire, analizzano studi, sondaggi, editoriali. Bisogna saper pensare come comunicano e pensano gli altri, si crea una sorta di trasposizione.
- staff di comunicazione
Composto da ex giornalisti, è l'ufficio stampa, sono coloro che mantengono i rapporti con i mezzi di comunicazione.
Questo è uno schema perfetto di mediazioni, con le nuove tecnologie tutto ciò può saltare. Con la rete infatti spariscono le mediazioni, il cittadino può sentirsi più vicino al politico. La mediazione però è gestione della comunicazione: con la rete questa gestione viene a mancare, con il rischio di produrre l'effetto opposto, ovvero insultare e distruggere il candidato. Per il politico, è più onesto dire subito che non usa sempre internet e che si limiterà a tenere informato il pubblico senza possibilità da parte di quest'ultimo di postare o commentare le notizie. Per fortuna sta nascendo una generazione di politici giovani di testa che sanno usare bene la rete e sfruttarne al massimo le potenzialità.

mercoledì 26 maggio 2010

Invecchiare che orrore, 

diceva mio padre, 

ma è l'unico modo che ho trovato 

per non morire giovane.

martedì 25 maggio 2010

"Era inverno a Belleville e c'erano cinque personaggi. 
Sei contando la lastra di ghiaccio. 
Sette, anzi, con il cane che aveva accompagnato 
il Piccolo dal panettiere. 
Un cane epilettico, 
con la lingua che gli penzolava da un lato."

lunedì 24 maggio 2010

Mission e brand di alcuni siti

Nel sito della Barilla (www.barilla.it) il brand è visibile ovunque, tutto ruota attorno al marchio al fine di confermare
l'autorevolezza, che da anni e anni, quest'azienda è riuscita ad affermare. Oltre alla sezione personalizzata e alla funzione di ricerca nel sito, molto spazio è dato alle singole linee di prodotti tanto che a sinistra c'è una slideshow che li illustra chiaramente. In un altro spazio più piccolo si mettono in luce le offerte e le novità, ma lo script più funzionale, e che meglio esprime la filosofia della Barilla, è "dai valore ad ogni giorno con un semplice gesto quotidiano". Manca una sezione dedicata alla comunicazione istituzionale, perchè  si tratta di un logo conosciuto e che non ha bisogno di specificare chiaramente la sua mission.


Al contrario la marca Tezenis (www.tezenis.it) ha inserito nel proprio sito la sezione "company info" dove si dà spazio agli aspetti informativi e comunicativi. Nella sottocategoria "chi siamo", l'azienda defisce la sua identità e la sua mission: si tratta di una catena di store dedicati all'intimo per tutti (uomo, donna e bambini), i punti vendita non si distinguono a livello estetico, anzi molta importanza è data a questo aspetto, infine l'enfasi sul rapporto qualità-prezzo per incentivare maggiormente i clienti. Nelle "news" troviamo, in ordine cronologico, tutti i comunicati stampa e le informazioni riguardo alle iniziative in corso e future. Ci sono poi i classici "lavora con noi", i link per contattare e avere ulteriori informazioni e i dati legali
relativi alla società.


Passiamo a una realtà pubblica, come il sito del Comune della mia città: Ravenna (www.comune.ra.it). In alto risalta subito lo stemma del Comune e i simboli caratteristici della città, ovvero i mosaici. La barra orizzontale permette un tipo di navigazione veloce e immediata, mentre a sinistra dopo le sezioni che illustrano la struttura del Comune e le caratteristiche della città, troviamo un vasto spazio suddiviso in aree tematiche. Qui c'è l'area "comunicazione pubblica e informazione" e al suo interno troviamo "comunicazione e relazioni col pubblico". Riporto integralmente quanto scritto in questa parte perchè riassume in maniera sintetica ma efficace cosa vuol dire la comunicazione istituzionale: "la comunicazione pubblica e istituzionale è riconosciuta come un dovere che risponde al diritto dei cittadini all'informazione e al dibattito pubblico. E essenziale alla trasformazione e alla modernizzazione delle istituzioni pubbliche e delle amministrazioni, e all'esercizio della democrazia." Ovviamente ci sono anche tutti i link per gli sportelli di relazione con il pubblico e relative informazioni riguardo le varie strutture operative del Comune.


Molto ben definito è il sito Bormioli Rocco, (www.bormiolirocco.it) infatti ha una struttura organizzata: a sinistra le news, in basso troviamo le aree specifiche sui vari prodotti e soprattutto in alto 3 sezioni (gruppo, comunicazione, lavora con noi). Nel "gruppo" viene illustrata la mission dell'azienda (coniugare dimensione artigianale e tecnologia a livello industriale), cliccando su "aziende" ci viene fornita una breve storia del marchio e la sua evoluzione dagli anni '50 ad oggi. Un'altra caratteristica che deve essere presente nell'ambito della comunicazione istituzionale è l'interattività. Se si clicca su ogni decade apparirà una breve sintesi sulle innovazioni e i miglioramenti messi in atto in quel periodo. Nella sezione "comunicazione" Bormioli ci fornisce una sua definizione di questo termine: la comunicazione come un biglietto da visita di una strategia di mercato che poggia sui concetti di passione per il prodotto, attenzione per i dettagli, ricerca e innovazione.


In conclusione notiamo che non c'è una struttura definita da seguire per dar spazio alla comunicazione
istituzionale. Spesso informazione e comunicazione si mescolano, generando anche confusione e difficoltà per l'utente nel cercare le notizie.

domenica 23 maggio 2010

Sesta lezione 21/05/2010

Nella sesta lezione si è iniziato a parlare di comunicazione. Questo ambito in termini di mercato vale molto di più che la professione giornalistica. La tecnologia è destinata a correre più velocemente di noi, è una corsa folle e senza freni. Serve quindi una professionalità che permetta al singolo individuo di filtrare e controllare almeno in minima parte questa corsa per non diventare degli automi. Paradossalmente oggi è più libero un comunicatore di un giornalista, perchè quest'ultimo ha contro di lui dei fattori come il tempo (una volta a favore) e vari condizionamenti. Il comunicatore invece dà per scontato di avere dei condizionamenti, anzi li mette al centro della sua attività. Infatti ciò che contraddistingue la comunicazione dall'informazione è che la prima provvede a dare informazione nell'ottica di un interesse specifico, cosa che manca nella mera informazione.
Che cosa si intende per comunicazione istituzionale?
Questo tipo di comunicazione riguarda l'identità di una realtà, oltre a non essere strettamente legata alla diffusione di valori, è tutto ciò che identifica l'immagine non legata a un risultato economico e al suo utlizzo di consenso. Dà valore sociale o di rispetto della diffusione di informazioni, aumenta la qualità commerciale legata al profitto. La comuncazione istituzionale è sia pubblica che privata e mira a un ritorno di consenso, piuttosto che di denaro, come ad esempio fa la comunicazione di prodotto. Spesso però questi due tipi di comunicazione si confondono perchè manca una reale percezione delle due realtà, dovuta a cattiva professionalità, mancanza di regole, opportunismo, confusione del sistema della comunicazione. Serve trasparenza e chiarezza e su questo campo il web è vincente perchè c'è tracciabilità. Carta, radio e tv seguono lo stesso percorso ma sono rallentate dal fattore tempo, invece su internet le critiche, le contestazioni, arrivano più velocemente, sempre però nel quadro di un'etichetta opportuna.
Altre forme di comunicazione istituzionale sono la pubblicità, i comunicati stampa fisici dove c'è una mediazione (con il web non c'è mediazione, l'informazione viene inviata direttamente).
Fare i comunicatori significa quindi avere una committenza, pubblica o privata, attraverso la quale raggiungere un risultato o evitare un risultato negativo per  il committente. La differenza rispetto ai comunicatori sul web è che questi ultimi  possono verificare immediatamente se il messaggio è stato inviato e recepito, si ha subito un feedback.
La comunicazione privata istituzionale si avvicina alla comunicazione di prodotto, ma cerca sempre di mantere alti i valori del brand (cosa che va evitata nella comunicazione pubblica).
Il valore da trasmettere è il valore da vendere che può essere economico, personale, di condivisione e consenso. Il brand è il marchio, il messaggio politico, lo slogan, il prodotto di successo. Il brand istituzionale può essere una singola persona o una realtà multipla (comuni, emmenthal svizzero, coca cola, ...); entrambi hanno una loro storia, si riconoscono immediatamente anche senza didascalia o loghi, sono comunicazione pura, vengono detti "comunicattivi".
Il web dà molto ma chiede anche molto, ovvero in termini di comunicazione, chi fa comunicazione istituzionale deve essere disponibile a mettere in piazza in modo chiaro il messaggio che intende portare avanti. I messaggi possono essere recepiti in forma diretta o mediata o attraverso la rete.
Il compito per la prossima settimana è un po' misterioso: curiosare nei siti di realtà pubbliche o private per scoprire la parte istituzionale (comunicazione, brand image), vedere quanto è visibile la mission e quanto essa è resa vera e credibile. Altro il mago Alfonso non ha svelato...
Il messaggio deve essere breve per agganciare l'utente, per questo si usano gli script: frasi precotte, non dette a caso, devono essere efficaci e bisogna sempre avere in mente le profilature delle persone a cui ci si rivolge. La comunicazione istituzionale attraverso il web è più allargata, ma sempre trasparente e verificabile immediatamente, perchè è aperta ovvero c'è la possibilità di chiedere e ricevere subito una risposta che può essere automatica ("grazie per averci contattato, miglioreremo il nostro servizio"), intelligente (il cliente viene indirizzato, magari con una serie di click che rimandano a vari link) o più specifica.
Spesso la comunicazione politica viene fatta passare come comunicazione istituzionale, questo tipo di comunicazione sarà l'argomento della prossima volta.
La comunicazione pubblica vuol dire mettere a disposizione della collettività una serie di informazioni, servizi, mezzi, verifiche di controllo, senza che questo debba per forza generare un rapporto di "do ut des".
La comunicazione istituzionale sul web deve presentare due caratteri fondamentali: usabilità, accessibilità, interattività, trasparenza.
L'usabilità è la facilità di accesso, la presenza di sezioni logiche e ben accessibili, la mappa del sito serve per capire la filosofia che sta alla base. Gli alberi di navigazione dei siti stranieri sono più semplici di quelli italiani che hanno strutture barocche e contorte (come Inps, Camera dei Deputati, Ministeri, Ferrovie dello Stato,...).
La comunicazione pubblica non ricerca un guadagno ma offre un servizio, mentre quella politica è orientata verso la ricerca di un consenso ma non necessariamente destinata alla politica.
Facciamo degli esempi:
- sito della Camera dei Deputati: www.camera.it
Tutto ciò che riguarda la parte istituzionale si traduce in attività quotidiana. Abbiamo visto il comunicato di ieri sulle pensioni di anzianità dei dipendenti della Camera, la stessa notizia è stata ripresa dai mezzi di comunicazioni (Corriere, L'Unità, Finanza online, Adnkronos). La comunicazione ha battuto l'informazione: a costo zero la notizia è stata ripresa da vari giornali e messa a disposizione di tutti i cittadini. Tutte le comunicazioni di questo sito sono brevi e già scritte in forma giornalistica, in modo tale che si agevola il copia - incolla e il copia - incolla dell'utente. Questo sito, sebbene sia tra i migliori, presenta una costruzione errata nella mappa: la comunicazione istituzionale è considerata come comunicazione di prodotto.
- sito del Governo spagnolo: www.moncloa.es
Ottimo albero di navigazione, mappa logica, dà notizie come fosse un giornale, senza alcun tipo di fronzoli. Si tratta di una scelta coraggiosa, perchè il sito non si serve dei media, è il governo a fornire tutte le informazioni, corredate da una buona multimedialità (video, audio, immagini scaricabili). Non c'è differenza tra un giornalista e un giornalista del sito del Governo spagnolo. Se la notizia è valida, è sufficiente andare sul sito del governo, che ha anche la possibilità di recepire una serie di informazioni sull'utente (tracciabilità, percorsi, statistiche), una sorte di sondaggio continuato, si riesce a capire quanto sta avvenendo.
- sito del Governo francese: www.elysée.fr
Questo è un sito immaginifico, molto bello ma difficile, dà emozioni. Va molto visto, c'è poco testo, le immagini sono bellissime e lo scrolling è uguale a quello di un giornale online. La particolarità di questo sito è che ha una forte interazione con il cittadino.
- sito del Governo inglese: www.number10.gov.uk
Questo sito coniuga magistralmente tecnologia e comunicazione, ovvero il nesso che si instaura tra il potere e il cittadino.

giovedì 20 maggio 2010

mercoledì 19 maggio 2010

Diana, risveglio


Il vento sparso luccica tra i fumi
della pianura, il monte ride raro
illuminandosi, escono barlumi
dall’acqua, quale messaggio più caro?
È tempo di levarsi su, di vivere
puramente. Ecco vola negli specchi
un sorriso, sui vetri aperti un brivido,
torna un suono a confondere gli orecchi.
E tu ilare accorri e contraddici
in un tratto la morte. Così quando
s’apre una porta irrompono felici
i colori, esce il buio di rimando
a dissolversi. Nascono liete immagini,
filtra nel sangue, cieco nel ritorno,
lo spirito del sole, aure ci traggono
con sé: a esistere, a estinguerci in un giorno.

Mario Luzi

martedì 18 maggio 2010

Copyright e copyleft

Il copyright è l'equivalente inglese del nostro diritto d'autore. Già nel XVI secolo con lo sviluppo della stampa inizia la libera circolazione dei libri e viene creata la corporazione privata dei censori. Il copyright nasce principalmente come diritto dell'editore, e non dell'autore che non può avere nessuna pretesa di guadagno e di tutela sulla sua opera. Solo nel 1710 con lo Statuto di Anna viene introdotta la prima normativa moderna sul copyright: sono attribuiti agli autori i diritti di proprietà sulle opere, ma è possibile comunque trasferire questo diritto ad altri attraverso un contratto. 
Con l'avvento e l'affermarsi di internet, la tutela del diritto d'autore è difficile da gestire. Il caso più famoso di questa problematica è la chiusura di Napster nel 2002. Gli editori hanno denunciato questo sistema di condivisione gratuita di file musicali. Dopo Napster però sono sorti dei nuovi programmi di file sharing con il sistema del peer-to-peer.
Nel 2004 e poi nel 2007, il Parlamento europeo ha promulgato una direttiva sul copyright. Con queste norme non viene considerato reato la riproduzione su supporto audio o altro a fini di ricerca, informazione, insegnamento. Inoltre gli Internet Service Provider sono obbligati a fornire i dati personali degli utenti nel caso in cui abbiano violato il diritto d'autore.
La filosofia opposta del copyright è il copyleft: si tratta del diritto d'autore basato su licenze attraverso le quali l'autore può indicare agli utenti che la sua opera può essere diffusa e utilizzata, anche modificata, sempre nel rispetto di determinate condizioni essenziali. Inoltre con il copyleft chi ha una copia dell'opera e il suo autore hanno le stesse libertà, quattro sono quelle basilari: usare a propria discrezione il lavoro, copiare e condividere, modificare e ridistribuire i cambiamenti.
In ogni caso la frontiera del copyright e del copyleft è molto labile, soprattutto con la predominanza dei nuovi mezzi di comunicazione.

lunedì 17 maggio 2010

Privacy

Sono già 70 mila i no al decreto Alfano, come ha scritto un paio di giorni fa Carmine Saviano sulla Repubblica. La libertà è partecipazione informata, ma purtroppo oggi anche sul web si rischia di essere censurati, con l'equiparazione tra blog e testata giornalistica. Il problema è che ai blog non saranno dati i finanziamenti pubblici di cui godono i giornali.
Sulla rete è estremamente difficile tutelare le informazioni, ci sono molte eccezioni e ambiti particolari, oltre al reale problema di controllare un mezzo di comunicazione così potente e sconfinato. Stefano Rodotà ha considerato la privacy come il concetto chiave del nostro secolo: non si tratta più solo del diritto a essere lasciati soli, ma è il diritto di decidere liberamente della propria vita privata. Ciascuno è il migliore guardiano di se stesso, sempre nel rispetto della libertà altrui, e lo Stato è legittimato a intervenire solo al fine di proteggerci. Possiamo separare i piani della nostra vita, assumere un certo ruolo a livello pubblico differente da quello del privato.
La problematica della privacy diventa difficile da gestire quando è in relazione alla rete: su internet chiunque può mettere online delle informazioni personali o notizie false e diffamatorie. Diventa quindi importante controllare le informazioni, in modo da distinguere cosa è vero e cosa è falso; in secondo luogo bisogna evitare la diffamazione. Serve un equilibrio tra l'identificazione delle persone che navigano nella rete e l'utilizzo del web come strumento moltiplicatore di notizie poco gradite o inopportune.
La legislazione riguardante la privacy cambia di paese in paese anche se la Convenzione europea dei diritti dell'uomo sancisce all'art. 8 che non ci deve essere alcuna ingerenza dell'autorità pubblica in questo diritto. Nella Costituzione Italiana gli art. 14, 15 e 21 trattano della libertà e segretezza della corrispondenza e della libertà di pensiero. Con il Decreto legislativo del 30 giugno 2003 viene abrigata la legge sulla privacy del 1996: la privacy non è più considerata un diritto a non invadere uno spazio privato, bensì un diritto in base al quale chiunque possa esprimere le proprie aspirazioni, ovvero "diritto a essere io" (Giuseppe Fortunato) o "autodeterminazione e sovranità su di sè" (Stefano Rodotà).

Il problema oggi che più preoccupa è la mancanza di una normativa sulla sicurezza sul web. La rete ci offre tutto ma è anche il luogo dove proliferano maggiormente i truffatori. Molto dannoso e pericoloso è lo spyware che si installa illegalmente sul computer e invia dai personali ad aziende che poi rielaborano e vendono queste informazioni private.
In attesa di una legge seria e completa, stiamo quindi molto attenti a non fornire su internet notizie riservate, magari creando password non comuni e cambiandole spesso, installando e aggiornando periodicamente antivirus, attuando insomma le più banali norme di controllo della mail e di trasmissione dei dati.
Per qualsiasi informazione su questioni più specifiche e prettamente giuridiche, consultate il sito http://www.garanteprivacy.it/garante/navig/jsp/index.jsp

I panni sporchi si lavano in pubblico

Google non solo cataloga e indicizza il World Wide Web ma fornisce anche servizi per caricare e scaricare immagini, notizie, mappe, video. Lo scopo è organizzare tutte le informazioni disponibili in rete, aggiungendo anche una copia cache e un logo carino che ricorda all'utente anniversari, compleanni, avvenimenti speciali accaduti in quel determinato giorno.
Google nasce il 27 settembre 1998 dall'idea di due studenti di Stanford, Larry Page e Sergey Brin, di creare un motore di ricerca basato sull'analisi matematica delle relazioni tra siti web. Si sono basati sulla teoria delle reti secondo la quale le pagine citate con un maggior numero di link siano più importanti e degne di nota. Google utilizza oltre 450.000 computer per catalogare e effettuare ricerche in modo rapido,  circa alcuni millisecondi.
Sono aumentati i consulenti per assistere i webmaster e le aziende per migliorare la loro posizione nelle ricerche su Google, si parla di ottimizzazione per i motori di ricerca. Infatti se il ranking è elevato può comportare un buon ritorno economico. Pagando una quota alla multinazionale, è possibile essere inseriti fra le prime posizioni, è un nuovo modo per le aziende di fare pubblicità.
Google però non è mai stata molto trasparente nel comunicare il funzionamento dei suoi algoritmi. Grazie alla denuncia (agosto 2009) della Federazione italiana editori giornali (Fieg) Google rivelerà per la prima volta la percentuale dei guadagni che spetta agli affiliati del servizio Adsense, il programma di inserzioni pubblicitarie della multinazionale. L'autorità garante per la concorrenza e il mercato ha quindi avviato un'inchiesta per stabilire se l'assoluta predominanza nella fornitura di servizi online sia idonea alle regole di mercato, visto che nel 2008 il ricavo totale a livello mondiale è stato di 22 miliardi di dollari. Secondo la Fieg, Google impedisce agli editori di scegliere le modalità per l'utilizzo delle notizie pubblicate sui propri siti internet. Inoltre, i siti che non vogliono apparire su Google News sarebbero automaticamente eliminati dal motore di ricerca Google. Oltre al problema di Google News sono sorte anche delle anomalie riguardanti l'applicazione AdSense. Dall'inchiesta è emerso che le percentuali di guadagno spettanti agli affiliati del servizio non seguono un metodo chiaro e uniforme: il denaro ricevuto è attribuito a discrezione di Google. Google fino a questo momento non era minimamente tenuto a comunicare il funzionamento dell'attribuzione dei ricavi, visto che  poteva a sua discrezione modificare gli algoritmi di determinazione dei pagamenti.
Come scritto precedentemente, a seguito della denuncia, Google si è impegnata a comunicare la percentuale di revenue-sharing, ovvero rendere noti i guadagni che derivano dal pubblicare pubblicità di Google sul proprio sito. Ogni affiliato saprà quindi in base a quali percentuali sono calcolati i suoi ricavi, comparandoli così con le offerte di altri concorrenti. Infine Google non cancellerà dal motore di ricerca chi non vuole più aderire al servizio di Google News.

domenica 16 maggio 2010

Quinta lezione 14/05/2010

Il prof. Alfonso, arrivato fresco fresco dal Salone del Libro di Torino, ci fa una sintesi su questo evento così importante per noi studenti di giornalismo e cultura editoriale. Ciò che fa notizia oggi sono i supporti digitali dei libri, come l'e-book, una sorta di tavoletta in grado di contenere anche migliaia di libri, con un conseguente risparmio di tempo e spazio. A proposito dell'editoria libraria oggi non si parla solo della questione tecnologica, ma anche della problematica dei pagamenti. Internet deve essere gratuito, per definizione è gratuito, perchè è una rete, creata inizialmente per ragioni militari, poi messa a disposizione di tutti per ragioni di facilitazioni e comunicazioni. Con l'aumento dei costi e il calo del mercato, serve un ritorno economico che si ottiene facendo pagare le notizie. Inoltre tutto cambia molto rapidamente. Sarà sufficiente pensare allo smartphone (il telefono intelligente che ci permette di scaricare video, immagini, documenti) che sta per essere superato dall'i-pad: un misto di i-phone e computer con una connessione multimediale che cambierà il modo di essere connessi alla realtà. Infatti è dotato di una grande capacità di memoria, ottima fruibilità dei materiali multimediali, sarà come portarsi dietro pc, tv, biblioteche. Insomma una nuova possibilità di essere indipendenti e mobili. Forse l'unico inconveniente, oltre al costo (499 euro) e alle dimensioni, è il fatto che lo schermo si riempe in pochissimo tempo di antiestetiche ditate. Ed ecco che ritorna il problema dei costi, perchè una multinazionale come la Apple impone ai suoi clienti una quota fissa (0.70 o 1.39 euro) di downloading. Infatti anche la politica commerciale segue il costo delle applicazioni, dei servizi in modo da sostenere i bilanci.
Al tema della gratuità si collega anche un problema di etica professionale: la questione del modo di scrivere. Se il contributo editoriale non è pagato, allora l'autore sarà portato a utilizzare il suo consueto stile o invece si limiterà a dare la notizia, con uno stile asciutto e senza approfondimenti?
L'odierno dibattito è fortemente orientato verso la gratuità: lo spazio e il tempo sono gratuiti. I filosofi del web e i guru dell'editoria sostengono che sia utile e giusto non far pagare i contenuti. Risulta chiaro che da un punto di vista editoriale questa politica equivale a un suicidio. Forse è meglio dare gratuitamente la breaking news e far pagare il contributo intellettuale, dietro il quale c'è un lavoro e un costo. I primi  a sbagliare sono stati proprio gli editori che inizialmente sono stati presi e contagiati da un impeto di generosità, scatenando così una corsa alla gratuità dei servizi offerti che si è trasformata in una corsa al massacro. La soluzione risiede forse nell'evitare di riempire il web con giustapposizioni spesso non logiche e creare invece dei percorsi veramente fruibili dall'utente.
A questo punto il prof. ci chiede che cos'è Google. Il compito per la prossima settimana è proprio un approfondimento su Google, sulle critiche ricevute, sulla sua filosofia e sui servizi offerti. Google non è un motore di ricerca (come ho vagamente pensato io!) ma una multinazionale che produce servizi per internet e a tutti i livelli: servizi, browser, applicazioni. Google ha fatto credere ai suoi utenti di essere un motore di ricerca, ha cambiato la nostra vita, velocizzandola. Questa azienda fa pagare i suoi servizi, e anche molto! Ne è un esempio l'indicizzazione di una pagina che segue determinati algoritmi che permettono di condensare la stringa dell'url in modo da essere nelle prime posizioni di classifica. Si tratta di spazi infinitesimali ma fondamentali per l'accesso degli utenti e di conseguenza per il business e il consenso. La parte visibile di Google è gratuita, la parte di controllo e la piattaforma sono nascoste e non trasparenti. Spesso si aprono inserzioni pubblicitarie che l'utente non ha necessariamente richiesto, si dà una sorta di consenso automatico. Sono diverse le critiche e le accuse ricevute da Google perchè vari servizi riportano le notizie senza citare le fonti.
Strettamente legato al tema della gratuità è il problema del diritto d'autore. Se si copia una notizia e la si mette a disposizione di tutti senza dare un riconoscimento all'autore del servizio, si commette una violazione del copyright. Visto che la rete non ha confini, a livello giuridico è molto difficile individuare e accusare qualcuno della violazione. A questo va aggiunto il fatto che non esiste una legge veramente completa, attuale e affidabile per il diritto d'autore. Ne è un esempio il sito della Camera dei deputati dove nella sezione della rassegna stampa si possono leggere tutte le prime pagine dei quotidiani. Se un'istituzione come il Parlamento non rispetta le leggi, vuol dire che manca una direttiva seria, si tratta di un problema trasversale e fuori controllo.
Nei paesi della UE ci sono stati dei tentativi di legge, spesso falliti per incostituzionalità, come in Francia. Sarkozy si è fatto promotore di una legge che puniva chi scaricava illegalmente files, alla terza ammonizione la connessione veniva interrotta dall'autorità. La Corte Costituzionale francese ha dichiarato l'incostituzionalità di questa legge. 
Si passa poi da un estremo all'altro, come in Italia con il progetto di legge che voleva far registrare i blog come testate giornalistiche. Servono delle regole per tutelare internet, se no si rischia di ottenere una sorta di discount dove non c'è selezione e manca la qualità e una certa offerta.
Connesso al tema del copyright e del copyleft (ovvero la gratuità di tutti i documenti) è il diritto alla privacy (questa tematica dovrà essere oggetto di approfondimenti insieme a Google). La legge sulla privacy cambia da paese a paese anche se c'è un protocollo comune gestito dal garante europeo. Sul web un esempio di lesione della privacy è far sparire (si può recuperare) qualche documento, si può quindi colpire qualcuno/qualcosa e togliere subito la mano. C'è un problema di tracciabilità e di difficoltà a ricondurre agli autori. Famoso è il caso del video pubblicato su Youtube dove dei ragazzi picchiano un coetaneo disabile. Il video è stato subito rimosso, in ogni caso è stato visto da molte persone. La colpa è quindi di Google che non ha controllato. Il giudice infatti ha condannato Google, perchè dal momento che un'azienda si fa carico di mettere tutto sul web, allora di conseguenza deve anche controllare tutto. Bisogna stare molto attenti e la stessa cosa vale per i social network.
La prossima volta si parlerà del web e di tutto ciò che non è giornalismo online, ovvero di COMUNICAZIONE. Riguardo al giornalismo online non si è trattato il tema delle IPTV, delle tv di broadcasting, di produzione di video all'interno del web. Non sono delle web tv ma dei veri e propri palinsesti e saranno il futuro del giornalismo. Si chiude quindi l'argomento del giornalismo online ricordando l'importanza della struttura ad albero di navigazione, cioè in profondità, bisogna andare oltre alla home page, più i livelli di navigazione sono approfonditi e documentabili, più ci sarà la permanenza sul sito dell'utente.

martedì 11 maggio 2010

"Le ero affezionato, piccola borghese abitudinaria e amante delle comodità, capitalista in poltrona, ma anche anarchica che detestava i comandi, angelo cleptomane, musetto serio anche quando giocava, fabbrica di fusa, donnina di casa paffuta e piccoletta, silenziosa damina baffuta, pace e dolcezza davanti al fuoco, di colpo così distante e dignitosa, leggendaria.
Timie con cui potevo senza inconvenienti essere tenero e assurdo e adolescente, mia spumosa Timie, testa d'improvviso più piccina quando le girava di far la sentimentale, occhi socchiusi di tenera complicità, occhi estasiati perchè le dicevo per la centesima volta com'era carina, Timie arruffata che fantastica al sole, tende il suo nasino al sole, trova bella la vita, la semplice vita sotto il sole, i suoi cari occhi vuoti. Timie così assorta quando, di colpo ispirata, faceva toletta al sole e si leccava la coscetta di dietro alzata con gesto da suonatore di contrabbasso, d'un tratto arrestandosi per guardarmi con interesse attonito, cercando di capire, oppure per riflettere, distratta, piccolo pensatore infrollito dal sole a picco."

sabato 8 maggio 2010


"Un paese,

che rinuncia alla speranza di avere giustizia,

ha rinunciato non soltanto alle proprie leggi,

ma alla sua storia stessa,

per questo,

severamente ma soprattutto ostinatamente,

aspettiamo."

Quarta lezione

Nella quarta lezione di Informatica applicata al giornalismo un nuovo protagonista ha fatto la sua comparsa: il prof Paolo Ferrandi ha egregiamente sostituito il collega Lelio Alfonso (assente giustificato). Sostanzialmente si è parlato di argomenti già accennati in precedenza e con altri professori: come si sviluppa l'informazione online, i vari siti di giornali online italiani e stranieri e dei nuovi modi di diffondere le notizie via web. Il prof Ferrandi ha illustrato un esempio chiaro sul come i giornali presentano una notizia: le recenti elezioni inglesi. L'ora di chiusura dei seggi coincide con quella di chiusura dei giornali cartacei (circa le 22-23), di conseguenza sarà difficile offrire un'informazione completa e si rischierà di prendere degli abbagli o una direzione diversa da quella dell'evento. Infatti il Corriere della Sera ha dato sì una dichiarazione che precorreva i tempi per ovviare al problema del black out informativo ma ha sbagliato strada. Il quotidiano ha dato la vittoria dei conservatori molto ampia e una sconfitta pesante per i laburisti. Il problema dei giornali cartacei è proprio il competere con giornali online che sono costantemente aggiornati, l'informazione viene aggiunta man mano che è disponibile, 24 ore su 24. Attenzione però a non farsi prendere dall'enfasi dell'avvenimento perchè si corre il rischio di non interpretare correttamente la notizia.
Inoltre è particolarmente difficile per le cosiddette testate blasonate mettersi su internet. Non è un caso se il primo giornale online è stato un quotidiano locale: Unione Sarda nel 1994. Inizialmente i giornali hanno riproposto la struttura cartacea, creando una home page fatta di uan serie di link, poi si è iniziato a investire sul web. Ancora oggi si investe poco, perchè le risorse finanziarie scarseggiano e le redazioni sono molto limitate rispetto a quelle cartacee. Un quotidiano cartaceo ha dei momenti di riposo:si fa pausa durante la notte e si riprende verso le 11 della mattina. Un giornale online invece lavora sempre anche di notte, 24 ore su 24, con turni di 7 giorni. La versione sul web consente anche di inserire quello che viene chiamato "boxino morboso", ovvero l'advertising, tutto ciò che non si mette o non si ha il coraggio di mettere sul cartaceo ma che attira maggiormente l'attenzione dei lettori. Le notizie su internet però soffrono di una certa omogeneizzazione dei contenuti e del modo di esporre l'evento. Tutta l'informazione assomiglia sempre più a se stessa, si utilizzano le agenzie stampa per battere la concorrenza sulla velocità e la stessa cosa vale per le immagini. Queste osservazioni non riguardano solo la stampa italiana, ma anche quella tedesca, francese (Le Monde, Le Figaro, Libération), amercana (The Daily Beast, Politico, The Atlantic).

giovedì 6 maggio 2010

lunedì 3 maggio 2010

L'incompiuto, 
se di continuo tende a superarsi, 
ha per ogni spirito ardente 
una seduzione 
che equivale a quella della
perfezione raggiunta.


domenica 2 maggio 2010

Ads

Gli accertamenti ADS* (accertamenti diffusione stampa) consistono nel controllo dei dati dichiarati dagli Editori che hanno sottoposto le loro testate alle verifiche ADS che si attuano mediante due tipi: una verifica esterna che si svolge presso distributori, rivenditori, ed abbonati, mentre la verifica interna avviene presso ciascun Editore o presso il suo Distributore Unico Nazionale incaricato della distribuzione delle pubblicazioni.
Nel certificato relativo al 2008, l'ultimo disponibile online gratuitamente, sono resi noti i dati riguardo la diffusione e la vendita di quotidiani, settimanali e mensili.
N.B.
Si intende il totale delle copie DIFFUSE in Italia ed all'estero così ripartite:
- diffusione: il totale delle copie diffuse in Italia e all'estero, ovvero diffusione pagata, vendite in blocco, abbonamenti da quota associativa, diffusione gratuita.
- vendita: il totale delle copie vendute in Italia e all'estero esclusivamente tramite i canali di vendita previsti dalle disposizioni di legge.
























Riguardo La Repubblica i dati del 2008 sono i seguenti:
- numeri del periodo: 360
- tiratura media: 710.716
- diffusione media: 556.325
- resa: 142.873
- Italia:
     - totale vendite: 502.601, di cui vendite previste dalle disposizioni di legge, 413.483, e altre       vendite, 89.118
     - abbonamenti pagati: 16.254
     - totale pagata (vendita+abbonamenti): 518.855
     - vendite in blocco: 4
     - abbonamento quote associative: 0
     - abbonamenti gratuiti: 26
     - omaggi: 3.445
     - coupons gratuiti: 0
     - totale gratuita (abbonamenti, coupons, omaggi): 3.471
- diffusione media estero: 33.995


*Per maggiori info: www.adsnotizie.it

Piccolo glossario

Dopo una frase del prof Alfonso costellata di parole in codice informatico, è stato necessario fare un breve appunto su alcuni termini che un blogger, e aspiranti giornalisti o comunicatori  devono assolutamente conoscere.

- abstract: riassunto brevissimo, si trova a sommario nella home page.
- back office: lavoro preparatorio, di redazione, di sostegno a quello che appare.
- clipping o net clipping: ricerca a buon fine di qualcosa che sia utile per.
- feed: amplificatori di ciò che stiamo cercando, ci tengono allertati rispetto a quello che vogliamo sapere.

Terza lezione

Nella terza lezione si è parlato ancora del nuovo look di Repubblica.it, facendo un confronto con la versione online del Corriere della Sera. La logica di Repubblica.it è aumentare il numero di lettori senza penalizzare la versione cartacea. A causa dell'attuale momento di crisi, le copie non vengono più vendute gratuitamente, soprattutto perchè le testate nazionali hanno risentito maggiormente di questo calo rispetto alle testate locali. Infatti quest'ultime hanno registrato un aumento nell'acquisto delle copie perchè si parla del proprio territorio e le loro versioni online non sono particolamente avanzate a livello tecnico.
Dopo questa breve premessa, il prof annuncia il compito per la prossima settimana: cercare i dati di vendita e diffusione delle copie nel sito dell'Ads (Accertamenti diffusione stampa). Proprio le profilature dell'utente saranno la nuova frontiera del marketing editoriale. Spesso questi servizi di documentazione e analisi delle visite sono a pagamento, come alcune applicazioni di Google. Si tratta di avere la capacità di leggere e comrpendere i dati e al tempo spesso di proporre suggerimenti contenutistici che arrivano dalla rete. Purtroppo oggi queste figure professionali di interfaccia tra il mondo contenutistico e il mondo della rete non esistono o sono poco diffuse. Le statistiche possono essere effettuate anche sul singolo articolo, rendendolo più interattivo, con la possibilità di fare commenti sull'articolo o all'autore stesso. Esistono infatti degli algoritmi di software che in automatico fanno la classifica delle foto, video, articoli più letti. Da queste analisi risulta che Repubblica.it è il giornale online più letto in termini assoluti. Siamo quindi ritornati sulla nova interfaccia di questo giornale. Il prof Alfonso ci svela i segreti della nuova Repubblica.it. Lo scrolling è più lungo, sono cambiate le posizioni delle barre di navigazione edi menù, oltrenalla profondità del sito stesso. Ora è un quotidiano più multimediale grazie all'evoluzione tecnica e alle logiche statistiche. Sarà sufficiente ricordare che solo 3 anni fa era difficile trovare gallerie di foto o video scaricabili, perchè mancavano le strutture produttive, la scarsa capacità di banda e la possibilità di scaricare e salvare file. Oggi il blog è faticoso, anche un blog specialistico come quello sull'ambiente di Repubblica.it. Bisogna prima leggere la notizia poi postarla e commentarla sul blog. Infatti ora la logica non è commentare nel blog ma dirttamente dopo l'articolo. Sorge quindi spontanea la domanda: perchè andare a cambiare un sito di successo rischiando di renderlo meno intuitivo? Con la barra delle testate locali in alto, si dà più rilievo a queste sezioni e a quelle tematiche; il logo di Repubblica è più piccolo; gli spazi pubblicitari sono come specchietti per le allodole, ma soprattutto ha una impostazione orizzontale per permettere una migliore lettura del quotidiano sul proprio i-phone. Facendo infatti un confronto con il Corriere della Sera, notiamo che le notizie sono disposte verticalmente, ma ha un'applicazione che rende visibili le ultime notizie, le quali scorrono come un rullo. L'approccio di questo quotidiano è più didattico, in quanto non ci sono icone ma percorsi che conducono alle icone, ha una struttura molto tradizionale ed è dispendioso in termini di tempo. Repubblica.it invece punta più sull'autocostruzione della notizia e su abstract più snelli e brevi.