poesia come sogno fatto all’ombra della ragione


lunedì 15 novembre 2010

L’università italiana: misero fanalino di coda o vera roccaforte dell’istruzione?

Da Agoravox:

L’università italiana: misero fanalino di coda o vera roccaforte dell’istruzione?

Opinioni di una studentessa universitaria Europe-trotter

Mentre mi aggiro per il grigio campus dell'università di Strasburgo, un concentrato architettonico di gusto staliniano, non posso fare a meno di pensare al magico labirinto con asse via Zamboni dell'università di Bologna, vero formicaio di studenti a tutte le ore del giorno, culla di secoli di istruzione e di figure di accademici d'importanza mondiale. La mia nostalgia è giustificata anche dalla lettura della classifica delle duecento migliori università del mondo pubblicata sullo "The" e che ha come protagonista l'inquietante latitanza degli atenei del Belpaese. A fronte della mia perplessità ci sono due esperienze di studio all'estero, in Belgio (Université Libre de Bruxelles) e in Francia (Université de Strasbourg), dove mi trovo tuttora. Mi sento davvero in dovere di spezzare una lancia nei confronti dell'ignorata e disprezzata Università italiana, conscia del fatto che quest’ultima non stia certo vivendo la sua età dell'oro, come d'altronde molti altri settori dell'attuale Italia allo sbaraglio, ma che è ancora in grado di offrire un alto livello di istruzione, e non solo.
Potrei cominciare con qualche aneddoto, giusto per creare l’atmosfera: giovani intellettuali in erba della Facoltà di Lettere che non sanno chi sia Dante; studenti che pensano che quei trei signori vestiti in modo strano davanti al Bambin Gesù e alla Madonna siano dei loro parenti in visita; un professore di storia dell’arte che descrive il gruppo scultoreo di Canova «Amore e Psiche» come l’incontro furtivo di Apollo con una ninfa - idea rivoluzionaria -; studentessa di Master in Lettere che al corso di Letteratura Medievale chiede se può lavorare sui testi tradotti e non quelli in francese antico; ore ed ore di letture in classe di ricerche scrupolosamente condotte su Wikipedia. Questo è solo un assaggio dei tanti momenti in cui si è costretti a chiudere un occhio sulla vita accademica francese.
L’università belga mi ha permesso di approfondire i miei studi e ne sono stata globalmente soddisfatta, la trovo molto più vicina al metodo italiano. Ma da quando sono in Francia, mi sono dovuta adattare ad un mondo nuovo, e non sempre entusiasmante. Mentre uno studente italiano che studi Lettere esce dalla Laurea triennale con un ampio spettro di materie studiate (non solo letteratura, ma anche storia, filosofia, informatica, storia dell’arte, lingue, latino, greco,ecc.), lo studente francese di Lettere ha studiato solo letteratura, molto spesso solo quella francese. Mentre in Italia un professore di Letteratura francese o italiana o latina è preparato su tutto l’arco di tempo che ricopre la sua materia, in Francia i professori sono specializzati sull’unghia del dito mignolo. Ciò può in effetti essere considerato un vantaggio, ma in questo modo scompare del tutto la visione d’insieme del campo studiato e le varie relazioni fondanti che intercorrono fra i diversi periodi storici. Lo studente universitario francese ha forse più spazio di intervento durante i corsi, ma è allo stesso tempo incatenato ad un sistema rigido che include forme di esame come i cosiddetti exposés o le famose dissertazioni: cartesianismi che ti obbligano a ragionare con i paraocchi, dove devi a forza inserire le tue opinioni in una griglia fissa e irremovibile.
Le esperienze di studio all’estero non possono che essere positive per gli studenti universitari: ti spingono ad ampliare il tuo orizzonte e a confrontarti con realtà nuove ed edificanti. Ma - e questa congiunzione avversativa regge tutto il mio pensiero - capita a volte di riscoprire i lati positivi della tua università di origine, nel mio caso a rivalutarla, e a ringraziare di cuore i professori straordinari che con entusiasmo ti hanno fatto appassionare alla loro materia. Finora l’università francese non mi ha ancora fatto provare sensazioni tali, ma aspetto speranzosa. L’università italiana non appare nella classifica dello «The», e non possiamo che prenderne atto e continuare a interrogarci sulle cause, ma rientra di sicuro nella mia graduatoria personale, e in quella forse di tanti studenti italiani ora fuori sede.

 Caterina Sansoni

sabato 13 novembre 2010

Liberata Aung San Suu Kyi

Da Repubblica:

RANGOON - E' libera. Dopo vent'anni di lotta e di arresti, di parole e silenzi obbligati e dopo gli ultimi sette anni di reclusione, la premio Nobel per la pace birmana Aung San Suu Kyi è stata rilasciata. Oggi alcuni ufficiali del governo sono arrivati nella casa dove ha passato gli ultimi 18 mesi della sua detenzione per notificarle la comunicazione del rilascio. La polizia ha spostato le barriere davanti alla casa. E lei è uscita all'aria, piccola, esile, con una maglietta rosa e un fazzoletto appallottolato tra le mani. Ha messo un fiore tra i capelli e restando dietro il cancello, ha salutato la folla in festa.

160° anniversario della nascita di Robert Louis Stevenson

giovedì 11 novembre 2010

L'ironia è l'occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l'assurdo, il vano dell'esistenza.

Søren Kierkegaard

domenica 7 novembre 2010

un po' in ritardo...ho perso il conto dei giorni...

Remember remember
the Fifth of November,
gunpowder, treason and plot
I see no reason 
why gunpowder treason
should ever be forgot!

martedì 2 novembre 2010

disgustoso...

"meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay"

Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio.