poesia come sogno fatto all’ombra della ragione


lunedì 2 agosto 2010

10 e 25

Nemmeno a tirargli sampietrini
con la rincorsa, fino a quando non bruci la spalla,
si storneranno le lancette, prenderanno a funzionare
alla rovescia, sino a prima dello scoppio,
della deflagrazione.
Ora ci pisciano i cani, si snudano i tossici
alla stazione, non ci si fa caso, non importa,
è già passato il Comunismo, la Magliana,
la cerimonia dello Stato.
Gridano negli androni, bestemmiano i turisti
anch'essi intrappolati in quelle dieci e venticinque
dell'orologio, che se ne fotte degli ignoranti
ed anzi gode dei ritardi, dei sorpassi
sul filo dei binari, del fiato corto,
del destino disgraziato
che fa perdere l'ultima coincidenza
per tornare in salvo, a casa.
Che se ne frega dei giocattoli
caduti dietro le panchine, dei cartoni
di vino da due lire, degli aperitivi intolleranti
dentro ai bar dei Pavaglioni.
Quando piove, un poco sembra che si muova,
se copri l'occhio destro con la mano
vedi la lancetta corta fare un giro,
se li copri tutti e due
sembra che nulla sia accaduto.

Francesco Accattioli

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